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Siamo tutti bugiardi: usi e abusi della menzogna

A chi non è mai capitato di dire una bugia per superare un momento di difficoltà o imbarazzo? E quante volte abbiamo avuto la netta sensazione che qualcuno ci mentisse?
La menzogna fa parte dell’esperienza quotidiana di qualunque essere umano, adulto o bambino, uomo o donna.
Viene usata in moltissime situazioni e per moltissimi scopi: per proteggerci dal rischio di “perdere la faccia”, per evitare un litigio, per apparire migliori in determinate situazioni, per evitare “seccature”, per non dare un dispiacere, per ottenere un beneficio….
Nell’immaginario comune mentire è un’azione giudicata deplorevole ma poi, di fatto, nessuno riesce a sottrarsi a questa pratica!
La ricerca si è sbizzarrita nel cercare di individuare caratteristiche e peculiarità della bugia e dei bugiardi: si mente fin da piccoli? Per quale motivo? Mentono più gli uomini o le donne? Chi è più bravo a scoprire una bugia? Quali sono le conseguenze dell’essere bugiardi incalliti?
“Vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.”
(Dal libro “Pinocchio” di Carlo Collodi)
La menzogna è un fenomeno diffuso che, a dispetto della cattiva fama, a volte ha lo scopo di facilitare i rapporti interpersonali. Le persone maggiormente interessate all’impressione che hanno sugli altri mentono di più e vedono nella menzogna un facile mezzo per costruirsi un’identità sociale più piacevole. Se queste persone venissero spinte a controllare il loro comportamento mentre raccontano menzogne, resterebbero sorprese di quanto spesso mentono!
La menzogna è un fenomeno precoce…
I bambini imparano presto a mentire osservando gli adulti e procedendo per imitazione. Ma vengono anche incoraggiati dai genitori: non è difficile che una bambina di tre anni, ricevuto un regalo non voluto, riesca a mentire alla nonna per non crearle dispiacere.
In un esperimento, alcuni ricercatori (Deborah A. Kasshy e Bella M. DePaulo, 1996) hanno chiesto ai partecipanti di tenere un diario di 7 giorni in cui annotare tutte le interazioni sociali e tutte le bugie dette durante queste interazioni.
Lo studio ha rilevato che le persone mentono almeno un paio di volte al giorno o in un quarto delle interazioni che hanno con gli altri.
Sono stati distinti tre tipi di bugie:
• self-oriented lies: a beneficio di sé stessi (50% delle bugie) per ottenere vantaggi personali, dare una buona impressione, evitare sanzioni, proteggersi da imbarazzo o disapprovazione;
• other-oriented lies: a beneficio degli altri (circa il 25%) per avvantaggiare o proteggere l’interesse degli altri;
• social-oriented lies: a beneficio della relazione interpersonale (circa il 25%), non sempre la verità facilita l’interazione.
Pare che gli uomini mentano più delle donne e tendano a dire più bugie self-oriented, ovvero a proprio vantaggio; mentre le donne tendono a dire più bugie other-oriented, ovvero a vantaggio dell’altro, soprattutto nelle interazioni con altre donne (Burgoon, Buller, Granire e Kalbfleish, 1998)
Lie to Me è una serie televisiva statunitense il cui protagonista, Cal Lightman, è uno studioso esperto della comunicazione non verbale ed infallibile nel capire quando una persona non dice la verità, il quale mette questa sua conoscenza al servizio della giustizia.
Chi avesse voglia di mettersi alla prova nei panni del Dott. Lightman potrà giocare al detective con un divertente TEST!
In occasione della messa in onda del telefilm la 20th Century Fox ha svolto un sondaggio su 20.000 inglesi da cui è emersa una verità piuttosto scomoda per il genere maschile.
I dati parlano chiaro: gli uomini mentono circa sei volte al giorno, mentre le donne si limitano a tre.
Secondo i risultati, infatti, gli uomini dicono il doppio delle bugie rispetto alle donne, e nonostante un’alta percentuale di donne creda di essere esperta nell’arte di smascherarle, il più delle volte la bugia riesce nel suo intento. Le bugie maschili più comuni riguardano il cellulare: preferiscono inventare scuse sulla batteria scarica che ammettere di non avere voglia di rispondere; oppure le preoccupazioni personali: preferiscono liquidare l’interlocutore con una frase “non ho niente, va tutto bene” piuttosto che condividerle. Le donne, anche se mentono la metà, principalmente lo fanno riguardo ai costi dello shopping, inventando saldi inesistenti o nascondendo i frutti del peccato.
I ricercatori McCornack e Parks (1990) hanno inoltre cercato di scoprire se ci siano differenze tra uomini e donne nella capacità di scoprire una bugia del proprio partner. A cinque coppie di fidanzati sono stati presentati dei frammenti di registrazione nei quali i rispettivi partner dicevano la verità o una bugia. I risultati hanno indicato che le donne riescono maggiormente a scoprire che il partner sta mentendo, indipendentemente dal grado di sviluppo della relazione e della maggiore conoscenza dell’altro.
Una spiegazione a questo risultato potrebbe essere che le donne hanno un ruolo sociale improntato maggiormente alla discriminazione delle emozioni, e quindi sono maggiormente concentrate sui segnali non verbali della comunicazione. La comunicazione non verbale, usata dall’individuo per trasmettere gli stati emotivi e fornire feedback e segnali di sincronizzazione con l’altro, può essere considerata come un linguaggio di relazione. Le donne sono sintonizzate maggiormente sul canale non verbale, vi prestano maggiore attenzione e sono più brave a interpretarne i segnali. Ma è proprio nella comunicazione non verbale che sembra più facile riconoscere indici di menzogna. Di conseguenza, le donne possono apparire più abili degli uomini a riconoscere una bugia.
Ma mentire fa male alla salute!
La menzogna crea un conflitto interno che genera stress, ma può danneggiare anche la salute dal punto di vista fisico?
Uno studio presentato alla convention dell’American Psychological Association da Anita Kelly e Lijuan Wang ha coinvolto 110 persone (tra i 18 e i 71 anni) che sono state sottoposte al test della macchina della verità per 10 settimane, incrociando i dati con il loro stato di salute. A metà dei partecipanti è stato chiesto di non mentire mai, a nessuno e per nessuna ragione. Potevano omettere la verità, rifiutarsi di rispondere alle domande, ma non dire bugie. Ai restanti non sono state date istruzioni. I ricercatori hanno scoperto che le persone poco sincere si ammalavano di più. Era più facile per loro aver mal di testa, la gola infiammata, sentirsi depressi, tesi o stressati.
Inoltre gli psicologi hanno osservato che, in entrambi i gruppi, le persone più sincere vivevano meglio: a un minor numero di menzogne settimanali corrispondeva una percezione di benessere fisico e psichico maggiore. L’equazione “meno menzogne uguale più salute” non può considerarsi indiscutibilmente accertata. E’ invece sicuro che essere più sinceri nel relazionarsi con l’altro ci porta a percepire un maggior benessere psicologico; quindi, se non è certo che dire meno bugie faccia bene alla salute, almeno vale la pena tentare per vivere una vita meno complicata.
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