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Wonder Woman o Superman? Il perfezionismo eccessivo si veste con la tutina da supereroe

Supereroe

Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. William Shakespeare

Nella società attuale bisogna essere in ogni momento prestanti, adeguati, impeccabili, performanti. Le pressioni e le aspettative dei contesti che viviamo sono altissime, sempre richiedenti, ci spingono ad essere perfetti e ad avere tutto sotto controllo, anche a scapito del nostro benessere o dei nostri bisogni, anzi spesso quelli degli altri diventano il nostro principale sistema di riferimento. Onoriamo il multitasking diventando eroi della performance e, pagando un prezzo molto alto, ci facciamo carico di ogni richiesta, senza verificare se il nostro limite di resistenza psicofisica è ancora lontano o se lo abbiamo già valicato irrimediabilmente. Gli eroi moderni soffrono delle sindromi di Wonder Woman e di Superman che riflettono rispettivamente le pressioni che donne e uomini si trovano ad affrontare nel cercare di adempiere a ideali di perfezione e invincibilità generate dalle aspettative sociali che influenzano le loro vite quotidiane.
La sindrome di Wonder Woman, ispirata al celebre personaggio dei fumetti, simbolo di forza, coraggio e perfezione, si manifesta nelle donne che si sentono costantemente obbligate a gestire molteplici ruoli e responsabilità con impeccabilità e senza sosta. Queste donne cercano di bilanciare carriera, famiglia, relazioni e altri impegni, spesso mettendo le esigenze degli altri al di sopra delle proprie. La sindrome di Wonder Woman può portare a un perfezionismo eccessivo, ansia cronica, difficoltà nel chiedere aiuto e un senso di inadeguatezza persistente nonostante il successo esterno.

Dall'altra parte dello spettro si trova la sindrome di Superman, che si riferisce alle pressioni che gli uomini affrontano nel dimostrare forza, invulnerabilità e successo in ogni aspetto della vita. Questa sindrome è radicata nelle norme di genere che associano la mascolinità al controllo emotivo, al successo professionale e alla capacità di risolvere i problemi da soli. Gli uomini afflitti da questa sindrome possono trovarsi costantemente sotto pressione per nascondere le proprie vulnerabilità e sacrificare il proprio benessere personale per mantenere un'apparenza di invincibilità. Ciò può portare a un'incapacità di gestire lo stress, problemi di salute mentale e difficoltà nelle relazioni personali.

Pur essendo concetti distinti, entrambe le sindromi sono legate da alcune somiglianze e sovrapposizioni nelle dinamiche e nelle pressioni che implicano:
- le aspettative irrealistiche generano un senso di pressione per essere perfetti in ogni aspetto della vita anche se con qualche differenza di genere: le donne si sentono obbligate a gestire molteplici ruoli e responsabilità, mentre gli uomini a dimostrare forza, invulnerabilità e successo in tutte le sfere della vita;
- il perfezionismo eccessivo è determinato dalla ricerca alla soddisfazione delle aspettative esterne e auto-imposte di eccellenza in tutti gli aspetti della vita;
- la difficoltà a chiedere aiuto o supporto è determinata dal desiderio di dimostrare di essere in grado di farcela da soli;
- il cercare di gestire molteplici responsabilità e aspettative senza prendersi il tempo per il riposo e il recupero può creare stress cronico e burnout;
- riuscire a mantenere un'immagine di forza e controllo va a scapito dell’esprimere e gestire le proprie emozioni e può portare a una rigidità emotiva.

Entrambe le sindromi riflettono aspetti rigidi delle norme di genere e delle aspettative sociali che possono influenzare sia le donne che gli uomini, sebbene in modi diversi. In entrambi i casi, affrontare queste sindromi richiede un cambiamento di prospettiva, una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie priorità, nonché l'apprendimento di tecniche di gestione dello stress e il rafforzamento delle abilità di comunicazione e assertività. È essenziale per le donne riconoscere i propri limiti, imparare a chiedere aiuto quando necessario e promuovere una cultura che valorizzi la diversità di esperienze e ruoli di genere. Allo stesso modo, gli uomini devono abbracciare la propria umanità, imparare a esprimere le proprie emozioni e chiedere aiuto quando necessario, anziché cercare di conformarsi a ideali irrealistici di mascolinità. Lavorando insieme per sfidare le norme di genere rigide e promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione, si può creare un ambiente più inclusivo e maggiormente sostenitore per tutti dove ognuno può sentirsi libero di essere sé stesso.

Come non cadere nella trappola dell’essere supereroe ad ogni costo?

Purtroppo non possiamo aspettare che le pressioni sociali che condizionano la nostra vita quotidiana si interrompano, ma possiamo fare sì che abbiano minore influenza sulle nostre decisioni e sul nostro modo di gestire la nostra vita. Concentrandoci su alcune cose in particolare, che sono in nostro potere e dipendono dalla nostra volontà, possiamo riporre nell’armadio, proteggendola con la naftalina per carità, la nostra tutina da supereroe, che oramai è lisa dal superlavoro, naturalmente questo solo dopo averla con cura lavata, smacchiata, stirata e inamidata a dovere, in fondo se lo merita dopo tutti gli straordinari che ha dovuto subire, per prenderci finalmente una bella pausa di meritato riposo. Sotto le vesti invincibili di Wonder Woman e Superman ci sono sempre stati gli alter ego umani di Diana Prince e Clark Kent, due essere mortali assolutamente imperfetti come tutti gli altri, che meritano di vivere e sperimentare la vita anche attraverso i loro occhi, meritano di mettere in campo le proprie aspirazioni e i propri sogni senza i condizionamenti sociali che li vorrebbero impeccabili, così da potersi permettere di ricentrarsi su di sé e diventare consapevoli di ciò che è importante nella loro vita.

Come possiamo tornare a rimetterci al centro della nostra vita? Qualche piccolo consiglio:
- praticando l’auto-compassione, imparando ad essere gentili e comprensivi verso noi stessi, accettando i nostri limiti e le imperfezioni;
- imparando a chiedere aiuto, perché farlo non è un segno di debolezza, ma di forza e resilienza;
- stabilendo le priorità, identificandole e concentrandosi su ciò che è davvero importante nella nostra vita;
- promuovendo una cultura inclusiva, che accetti la diversità di esperienze e di ruoli di genere;
- sviluppando una maggiore consapevolezza delle nostre capacità, accogliendo le nostre difficoltà e i nostri limiti, facendo delle nostre imperfezioni la nostra forza;
- bilanciando le responsabilità in base alle nostre esigenze e ai nostri obiettivi personali, anziché sacrificare il benessere per avere successo professionale o per corrispondere alle aspettative sociali;
- cercando il sostegno di amici, familiari o professionisti della salute mentale per ricevere supporto e incoraggiamento quando necessario;
- praticando tecniche di gestione dello stress come la meditazione, lo yoga o la respirazione profonda per ridurre l'ansia e promuovere il nostro benessere emotivo.

Nel magma complesso e variegato delle richieste che la società attuale che ci circonda ci propone cerchiamo di sopravvivere perseguendo aspettative irrealistiche e idealizzazioni di perfezione, tuttavia ci sentiremo più leggeri se riconoscessimo una verità profonda: dobbiamo svestirci delle tutine da supereroi e tornare ad essere più Diana Prince e Clark Kent, dobbiamo dare valore alla nostra umanità, ai nostri sogni, alle nostre debolezze e alle nostre imperfezioni. In un mondo che spesso ci spinge a essere impeccabili e invincibili, è importante ricordare che è nella nostra umanità che risiede la nostra vera forza. I sogni che coltiviamo, le aspirazioni che ci guidano e le relazioni che costruiamo sono ciò che dà significato alla nostra esistenza. Non siamo definibili solo dalle nostre prestazioni o dalla nostra capacità di gestire molteplici ruoli, ma dalla nostra capacità di connetterci con gli altri, di condividere le nostre esperienze e trovare significato nelle piccole gioie della vita. Siamo esseri complessi e imperfetti e dobbiamo ricordarci di onorare prima di tutto i nostri sogni, perché è di quella sostanza che siamo fatti come diceva il nostro caro William Shakespeare.