Perché abbiamo paura della seduzione?
Non si è morti fin quando si desidera sedurre ed essere sedotti. Charles Baudelaire
Chi non vorrebbe essere seducente? La seduzione è al centro dei rapporti umani, tutti sogniamo di esserlo ma allo stesso tempo ne abbiamo paura. Infatti spesso le viene attribuita una connotazione negativa perché prende un valore di costrizione. La parola seduzione deriva dal latino e significa letteralmente “condurre a se”, fuori dal retto cammino, ovvero condurre l’altro in un posto dove non sarebbe mai andato. L’accezione negativa dunque deriva da questa passività di chi subisce la seduzione, che resta impotente, stregato, di fronte a questo potere fascinoso che l’altro esercita. L’aspetto manipolativo, che spaventa tanto, spesso non esiste in quanto le persone che seducono non sempre sono consapevoli dell’effetto che producono, spesso infatti le persone seducenti esercitano il loro fascino senza saperlo.
La credenza universale è che la seduzione si sviluppa con la maturazione del nostro cervello in quanto acquisiamo alcune facoltà più complesse, nonché la capacità di capire meglio gli altri, ma per sfatare questa convinzione basta andare in un parco giochi e osservare come i bambini agiscono intuitivamente per entrare in relazione con i propri coetanei. I bambini più dotati conoscono i codici della seduzione e li usano ingenuamente e in maniera spontanea. Osservando bambini di circa tre anni, possiamo vedere come ce ne siano alcuni che vengono riconosciuti come più seduttivi di altri, sono più ascoltati e amati dagli altri, vengono cercati maggiormente per giocare e la loro presenza nei giochi di gruppo ha come effetto minori tensioni e più integrazione, perché con la loro dolcezza e calma si contrappongono a comportamenti dominatori di bambini più aggressivi.
Ci sono codici comuni tra il comportamento di un bambino di 36 mesi e un adulto che esercita la seduzione e riguardano soprattutto la capacità decisionale. Robert Axelrod ci insegna che di fronte a uno sconosciuto, indipendentemente dalla nostra età, ci poniamo sistematicamente due domande: “come fare a ottenere il meglio dalla nuova relazione?” e “se sopraggiunge un contrasto, come fare per superarlo?”
Axelrod conia un teorema di “apertura incondizionata e risposta adeguata” che descrive la strategia più efficace: il primo contatto deve essere sempre di apertura ovvero di cooperazione e bisogna agire esattamente come l’altro per fargli capire che “abbiamo lo stesso peso” (positivamente se l’altro è stato positivo e negativamente se l’altro è stato negativo).
Osservazioni su bambini di 36 mesi mostrano come i leader del gruppo sono quelli che accolgono gli altri bambini nelle attività e rispondono alle sollecitazioni degli altri con comportamenti simili seguendo proprio questo schema in linea con il teorema. Quindi i seduttori sono quelli che sono riusciti a conservare la spontaneità di quei comportamenti? Ovvero seduttori si nasce?
La seduzione è un istinto che i bambini posseggono sin dalla nascita ed è un istinto bilaterale: la madre seduce il bambino prendendosi cura di lui ed il bambino seduce la madre o chi si prende cura di lui, suscitando tenerezza e desiderio di protezione. Questa è la seduzione che, secondo Freud, farebbe parte della normale relazione madre-figlio.
Le ricerche hanno dimostrato che i bambini dotati hanno dei genitori che li gratificano affettivamente, comunicano maggiormente con loro e prestano loro ascolto; ad esempio si mettono più spesso fisicamente all’altezza del bambino sollecitando in questo modo tutti i canali comunicativi e sensoriali. Inoltre questi genitori sollecitano maggiormente l’empatia usando direttive del tipo: “guarda come hai fatto diventare triste il tuo amico” invece di “guarda come sei stato cattivo”. Un adulto educato in questo modo prenderà maggiormente in considerazione i reali desideri del suo interlocutore e sarà maggiormente in grado di capire i bisogni dell’altro anche se diversi dai suoi. A sua insaputa il bambino imita, per comprenderle meglio, le espressioni facciali del suo interlocutore e grazie a queste tecniche inconsce ricrea nella sua mente gli stati interiori dell’altro. Il bambino seducente codifica più facilmente le emozioni dell’altro ma esprime anche più chiaramente le proprie, crescendo impara i meccanismi seduttivi per attrarre l’attenzione degli altri e condurli a sé.
Chi seduce fa leva sul bisogno che ciascuno di noi si porta dentro di sé, fin dall’infanzia, di essere elogiato. Essere seducenti implica interessarsi all’altro in maniera autentica, una persona ci emoziona quando è veramente emozionata. Uno dei personaggi leggendari della seduzione è Casanova, nelle sue memorie scrive: “sentendo di essere nato per un sesso opposto al mio, io ho sempre amato e mi sono fatto amare quanto ho potuto”. Casanova era sedotto dalle donne che seduceva e risultava seducente perché si faceva sedurre, osava mostrare di amare ed era amato per questo. Inoltre cercava di valorizzare sempre le donne con le quali si intratteneva: discuteva di filosofia con l’intellettuale, comprava un violoncello per quella con talento musicale, offriva consigli professionali a colei che cercava lavoro; tutte le sue ex amanti, anche quelle di una notte, conservano di lui un piacevole ricordo e non esitavano ad aiutarlo e a tirarlo fuori dai guai.
E allora se un seduttore come Casanova lasciava un così buon ricordo di sé come mai abbiamo paura ad essere considerati seduttivi?
Forse dovremmo distinguere chi risulta essere seducente dal seduttore: chi è seducente attrae l’altro per le proprie doti interiori, per il suo modo di fare; il seduttore invece cerca di attrarre l’altro adottando un comportamento basato sull’apparenza più che sulle reali abilità personali.
Per capire meglio dobbiamo dedicare un momento alla seduzione distruttiva del mito di Don Giovanni. Quest’ultimo è rappresentante dell’aspetto del consumatore di donne, perché dopo averle conquistate le abbandona e le lascia immediatamente dopo averne conquistato il corpo e il cuore. Don Giovanni si mostra posseduto dalla bellezza femminile e dal desiderio che essa gli suscita. Dice: “Non posso rifiutare il mio cuore a tutto quel che io vedo di amabile e quando un bel viso me lo chiede, se avessi diecimila cuori, li darei tutti”. In realtà può dare tranquillamente il suo cuore perché non ne possiede uno. Non c’è amore nei suoi incontri con le donne, solo calcolo e fuga, spesso ancor prima di cominciare l’incontro già pensa a come darsela a gambe velocemente, appena ottenuto quello che desidera, l’interesse è verso l’etichetta col nome, il luogo, la data e il numero, e avanti la prossima.
Se vogliamo avere altri miti negativi possiamo cercare tra quelli femminili: Eva è la prima donna seduttrice, colei che causa la cacciata del Giardino dell’Eden lasciando che il male entri a far parte della vita degli uomini; Salomè che pretende la testa del Battista circuendo Erode; Dalila che con l’inganno seduce Sansone per estirpargli la sua stessa forza, rendendolo inerme; Circe, la misteriosa maga ammaliatrice che sfida Ulisse trasformando in maiali i suoi compagni e accendendo con lui una gara.
Ma la seduzione non è solo manipolazione e distruzione, è qualcosa di più, è comunicazione: è una costante della nostra intera esistenza, la trama stessa del nostro entrare in contatto e in sintonia col mondo. Gli uomini e le donne più seducenti sono capaci, intuitivamente, di giudicare l’effetto prodotto dai loro discorsi o dal loro aspetto sull’interlocutore ovvero sono in grado di leggere i codici subliminali della seduzione, non sono mai fuori fase, capiscono quello che l’altro sente. L’istinto permette loro di codificare lo stato d’animo dell’altro e di adattarsi senza pensarci.
La seduzione è un dialogo tra due persone che mettono in campo le proprie capacità morali e psicologiche per costruire un legame attraverso l’interesse prodotto sull’altro, che viene attratto da qualità e doti interiori, oltre alla parte estetica indubbiamente importante. Quindi se usata correttamente può diventare un prezioso strumento che ci aiuta a conquistare la fiducia degli altri, ma anche a migliorare i nostri rapporti con loro, consentendoci di entrare maggiormente in contatto con chi ci sta intorno, risultando più efficaci nella comunicazione e nella relazione con l’altro.
Diventare seducenti rappresenta una conquista personale che ha inizio con l’audacia di essere sé stessi. Ecco che quindi sia quando seduciamo, sia quando accettiamo di essere sedotti, quello che succede è che ci mettiamo in gioco, mostriamo noi stessi, e siamo attivi in questo percorso in entrambi i ruoli perché se sedurre è portare fuori strada, essere sedotti significa non opporre resistenza perché rapiti dal piacere di vedere autenticamente l’altro e mostrare sé stessi allo stesso modo.
Per approfondire:
Philippe Turchet “Il linguaggio inconscio della seduzione” 2004
Claudio Risè “Don Giovanni. L’ingannatore” 2006
Aldo Carotenuto “Riti e miti della seduzione” 1994
Willy Pasini “La seduzione è un’arma divina” 2011
Jean Claude Hagege “Il potere della seduzione” 2004