Senza la capacità di rielaborare eventi dolorosi e traumatici non c’è salute mentale. (Francine Shapiro)
Secondo Isabel Fernandez, Presidente dell’Associazione Italiana EMDR, tale approccio è entrato nella storia della psicoterapia quando è stato pubblicato il primo articolo di Francine Shapiro: “Efficacy of the eye movement desensitization procedure in the treatment of traumatic memories” in Journal of Traumatic Stress (1989). Nell’articolo l’autrice parla dei risultati delle sue scoperte scientifiche e dell’efficacia del metodo per il lavoro con il trauma.
Il metodo inizialmente veniva utilizzato per trattare eventi postraumatici dei reduci di guerra americani tornati dal conflitto in Vietnam, successivamente venne esteso anche all’elaborazione di altri eventi traumatici.
L’EMDR, finanziato principalmente dal Governo e da compagnie assicurative, è stato nel tempo uno dei metodi più studiati. Molte ricerche hanno attestato la sua efficacia nel ridurre la sofferenza legata ai ricordi traumatici già dopo poche sedute.
Ma scopriamo qualcosa di più su questo affascinante approccio terapeutico.
Secondo il modello, quando un’esperienza disturbante arriva a sopraffare il sistema di elaborazione della persona, non gli consente di fare i collegamenti necessari a trovare le risorse interne per attuare una strategia adattiva. Il ricordo dell’esperienza traumatica o stressante resta immagazzinato nel cervello così come è stato vissuto. Le emozioni provate come rabbia, dolore o rancore restano intatte anche dopo molti anni per eventi accaduti molto tempo prima.
Il nostro cervello non riesce a elaborare correttamente l’evento nel momento in cui si presenta, quindi le sue tracce restano nel cervello in forma grezza.
Cos’è un trauma psicologico?
I traumi psicologici sono esperienze con un impatto emotivo intenso e negativo che non permette alla persona di continuare a vivere ed essere come prima. Le parole trauma e psiche derivano entrambe dal greco. La parola trauma significa ferita, lacerazione, danno. Mentre la parola psiche significa anima. Quindi potremmo dire che il trauma psicologico è una ferita dell’anima.
I piccoli traumi, con la “t” minuscola, possono sembrare a prima vista poco rilavanti, ma quando vengono reiterati nel tempo possono risultare altamente disturbanti. Umiliazioni o svalutazioni da parte di conoscenti, genitori o parenti esperite in pubblico; negligenze o incuria da parte delle figure di accudimento, possono costituire piccoli traumi.
I grandi traumi invece, con la “T” maiuscola, mettono in pericolo la vita della persona o dei loro cari. Omicidi, aggressioni, gravi incidenti stradali, stupri, abusi, terremoti, lutti inaspettati sono grandi traumi. Un evento traumatico, per essere definito tale, deve comportare una risposta di paura, senso di vulnerabilità e orrore, così come citato nella descrizione del disturbo post traumatico da stress dal DSM-IV-TR.
Le reazioni psicologiche di fronte ad uno stesso evento traumatico possono tuttavia essere diverse, uniche e complesse per ogni individuo.
Quando una persona subisce un trauma psicologico e non è in grado di elaborarne gli effetti può rimanere bloccata a tempo indeterminato in quell’esperienza. Gli effetti possono quindi restare a influenzare i suoi comportamenti anche nel presente.
Cos’è l’EMRD?
L’acronimo EMDR (Eye movement Desensitization and Reprocessing) significa Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i movimenti oculari.
La desensibilizzazione si riferisce alla riduzione di intensità dell’emozione percepita quando viene richiamato un evento traumatico. La rielaborazione si riferisce ai ricordi degli eventi traumatici che non sono stati adeguatamente elaborati nel momento in cui si sono verificati. I movimenti oculari sono solitamente utilizzati per fare in modo che i due emisferi cerebrali prendano parte alla procedura di elaborazione.
Il metodo può essere utilizzato solo da uno psicoterapeuta qualificato che abbia svolto la formazione specifica. Spetta al terapeuta identificare in fase anamnestica le esperienze che sono alla base dei disturbi o delle problematiche che il paziente porta in terapia. Non devono necessariamente essere traumi estremi in quanto anche eventi che possono sembrare di lieve entità possono essere causa di problematiche croniche.
Si definisce trigger (causa scatenante) un evento presente che si connette a uno specifico evento traumatico del passato ed attiva contenuti non elaborati. Con l’EMDR i ricordi traumatici che sono responsabili delle angosce presenti dei pazienti vengono localizzati ed elaborati. Quando il ricordo viene elaborato, i nuovi eventi del presente non attivano più gli stessi sentimenti o emozioni esperite nel passato. Una volta che l’elaborazione è terminata le convinzioni negative, i sintomi e le emozioni interne legate al ricordo spariscono e le reazioni presenti smettono di essere il prodotto di ricordi provenienti dal passato.
Il trattamento permette al paziente di avere molte intuizioni e insight e raggiungere per proprio conto le soluzioni più adeguate al suo problema. Con l’EMDR non vengono forniti strumenti al paziente per convivere con il problema ma per rimuoverlo. Una volta che il problema viene rimosso, il sintomo cessa di esistere.
Le otto fasi del protocollo EMDR
L’intero procedimento si svolge attraverso otto fasi:
• Concettualizzazione: il terapeuta raccoglie la storia del paziente e mette a punto il piano terapeutico.
• Preparazione: il terapeuta spiega al paziente in che cosa consiste l’EMDR e come si svolgerà la terapia. In questa fase si può lavorare sulle risorse del paziente utili all’elaborazione del trauma.
• Assessment: il terapeuta raccoglie le informazioni sull’evento traumatico fulcro dell’elaborazione. Chiede al paziente di identificare la parte peggiore dell’esperienza traumatica e la convinzione negativa di sé che accompagna l’immagine, le emozioni corporee associate. Identifica anche la cognizione positiva, ovvero quello che il paziente vorrebbe pensare su di sé in relazione all’esperienza negativa.
• Desensibilizzazione: l’elaborazione del ricordo avviene attraverso la stimolazione oculare alternata di entrambi gli emisferi cerebrali (attraverso la stimolazione visiva, o altre forme come il tapping o suoni alternati). Il terapeuta chiede al paziente di notare tutto ciò che accade durante la stimolazione (es. sensazioni corporee, emozioni, pensieri collegati, immagini). La fase si conclude quando il paziente non prova più fastidio pensando all’esperienza traumatica.
• Installazione della convinzione positiva: viene legata la cognizione positiva all’evento traumatico che è stato desensibilizzato, si può notare subito nel paziente uno stato di calma a livello corporeo ed emotivo.
• Scansione corporea: il terapeuta si assicura che il paziente a livello corporeo non provi più blocchi, tensioni o residui di disagio.
• Chiusura: il terapeuta aiuta il paziente ad autoregolarsi e a tornare a una condizione di stabilità emotiva. Informa il paziente che tra una seduta e l’altra può continuare l’elaborazione e possono emergere nuovi dettagli per questo è importante che annoti tutti i cambiamenti.
• Rivalutazione: avviene la seduta successiva all’elaborazione per determinare eventuali residui di fastidio. Questa fase è importante perché il terapeuta si assicura che il processo sia completato.
Perché l’EMDR funziona?
Francine Shapiro sperimentò per prima, su se stessa e per caso, mimando i movimenti spontanei del sonno REM, gli effetti della stimolazione bilaterale sul suo umore. I movimenti oculari usati durante la terapia EMDR stimolerebbero lo stesso tipo di connessioni biologiche e di processi benefici che si creano nel sonno REM. Durante questa fase del sonno l’apprendimento si consolida perché pensieri e informazioni si integrano con altri ricordi.
La ricerca ha dimostrato che se una persona impara una certa abilità e le viene impedito di entrare nella fase REM del sonno ciò che ha appreso può andare perduto. Durante il sonno REM il cervello consente alle appropriate connessioni neuronali di fare le associazioni necessarie. Il ricordo viene elaborato e trasformato in una forma più adattiva e utilizzabile. Ecco perché capita di andare a letto preoccupati per qualcosa ma di svegliarsi più sereni o con una soluzione.
Purtroppo può accadere che alcuni eventi traumatici non riescano ad essere elaborati dal sistema cerebrale che resta perturbato e non in grado di portare a risoluzione il ricordo negativo durante il sonno REM. Questo tipo di esperienza viene definita incubo.
Gli incubi riflettono l’impossibilità di elaborazione di un ricordo e la riattivazione di emozioni legate ad esso.
Ad esempio una donna molestata da piccola può avere l’incubo di un mostro che la insegue. La stimolazione oculare bilaterale effettuata nei set terapeutici di EMDR permette di accedere nuovamente a quell’evento traumatico non elaborato e ad elaborarlo attraverso la simulazione del movimento oculare bilaterale, lo stesso che si verifica spontaneamente durante il sonno REM.
La differenza è che durante le sedute di terapia EMDR i pazienti restano svegli e mantengono il pieno controllo delle proprie facoltà, quindi sono pienamente coscienti delle associazioni che si vengono a creare. Nell’esempio della donna molestata è come se si sollevasse un velo e le divenisse chiaro che il mostro rappresenta il molestatore che la insegue da una stanza all’altra nella casa della sua infanzia.
Il terapeuta attraverso le sedute accede al ricordo disturbante del paziente, fa partire il sistema cerebrale di elaborazione delle informazioni, guida le procedure e monitora gli effetti. Il paziente a seguito dell’elaborazione può istituire connessioni interne che si manifestano in cambiamenti positivi delle emozioni, intuizioni, nuovi ricordi e una migliore comprensione dei problemi della sua vita passata, presente e futura.
Bibliografia:
Fernandez, G. Maslovaric, M.V. Galvagni, Traumi psicologici, ferite dell’anima, Liguori, 2011
Francine Shapiro, Lasciare il passato nel passato, Astrolabio, 2012
Tal Croitoru, EMDR Revolution Cambiare la propria vita un ricordo alla volta, Mimesis, 2015
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