Sindrome dell’impostore: la spirale di sfiducia, perfezionismo e autodreprezzamento
La sindrome dell'impostore, nota anche come sindrome dell'autodeprezzamento, è un fenomeno psicologico in cui un individuo non riesce a internalizzare i suoi successi e si considera un impostore o un truffatore nonostante le evidenze oggettive del contrario. Chi soffre di questa sindrome ha la costante paura di essere scoperto come una persona incapace o inadeguata, nonostante le prove del suo talento, delle sue competenze e dei suoi successi.
Può manifestarsi attraverso una serie di sintomi emotivi, cognitivi e comportamentali. Ecco alcuni dei sintomi comuni associati a questa condizione:
• Auto-deprezzamento: si tende a sminuire costantemente la propria abilità, competenza e successo, non si riconoscono i propri meriti e ci si concentra solo sugli aspetti negativi.
• Paura di essere scoperti: si vive con la costante paura di essere scoperti come "impostori" o persone incompetenti, si crede che gli altri riconosceranno la presunta mancanza e giudicheranno in base a questa.
• Perfezionismo eccessivo: spesso si tende a standard irraggiungibili e ci si sforza di essere perfetti in tutto ciò che si fa, c’è la tendenza ad autovalutarsi in modo severo e non ci si concede il permesso di commettere errori.
• Attribuzione del successo ad eventi esterni: si attribuisce il successo a fattori esterni come la fortuna, le circostanze favorevoli o l'aiuto di altre persone, non si riesce a riconoscere che il proprio impegno e la propria capacità hanno svolto un ruolo significativo nel raggiungimento dei risultati.
• Comparazione costante con gli altri: c’è un costante confronto con gli altri, che spesso porta a sentirsi inferiori e inadeguati, questa tendenza può alimentare ulteriormente i sentimenti di insicurezza e il senso di essere un impostore.
• Ansia e stress: c’è un elevato livello di ansia e stress, ci si sente costantemente sotto pressione per dimostrare di essere all'altezza delle aspettative degli altri e di sé stessi.
L'attribuzione ad eventi esterni ovvero l’attribuzione del locus of control esterna può essere correlata a questa sindrome. Il locus of control si riferisce alla percezione che un individuo ha riguardo al grado di controllo che ha sulla propria vita e sulle proprie circostanze. Si può distinguere tra un locus of control interno e uno esterno. Le persone con un locus of control interno credono di avere un controllo significativo sulle proprie azioni e sulle conseguenze che ne derivano, quelle con un locus of control esterno tendono a credere che gli eventi siano determinati principalmente da fattori esterni come la fortuna, il destino o le circostanze. Nel contesto della sindrome dell'impostore questo tipo di attribuzione può alimentare la sensazione di essere un impostore, poiché le persone che ne soffrono non si sentono legittime o meritevoli dei loro successi. Inoltre tendono a pensare che i risultati positivi siano dovuti a fattori al di fuori del loro controllo e che non abbiano alcun merito personale.
Oltre all'attribuzione del locus of control esterna ci sono altri fattori che possono contribuire alla sindrome dell’impostore come l'autostima, le esperienze passate e le influenze sociali.
Suzanna Imes e Pauline Rose Clance sono due psicologhe americane che hanno condotto ricerche importanti contribuendo a diffondere la consapevolezza su questa condizione e identificandola per prime come “sindrome dell'impostore”. Nel 1978 pubblicarono un articolo intitolato "The Impostor Phenomenon in High Achieving Women: Dynamics and Therapeutic Intervention", in cui descrivevano un'indagine condotta su un gruppo di donne altamente realizzate professionalmente che non riuscivano ad accettare i propri successi come merito personale, ma li attribuivano a fattori esterni come la fortuna o l'inganno. L'articolo ha suscitato un grande interesse e le due autrici hanno anche sviluppato uno strumento di valutazione per misurare la sindrome chiamato "Clance Impostor Phenomenon Scale" (CIPS). Questo questionario aiuta a identificare i livelli di autodeprezzamento nelle persone, fornendo un punto di partenza per la comprensione e l'intervento. Le loro ricerche hanno dimostrato che la sindrome dell'impostore può manifestarsi in individui di diverse fasce di età e contesti, non solo nelle donne ma anche negli uomini. Inizialmente era stata associata principalmente alle donne di successo, ma gli studi successivi hanno rivelato che può colpire persone di entrambi i sessi. Il loro lavoro ha contribuito a mettere in luce che la sindrome dell'impostore non è necessariamente collegata a un deficit di abilità o a un basso rendimento, al contrario, molte persone che la sperimentano sono altamente competenti e raggiungono risultati significativi nella loro vita professionale o accademica, tuttavia, internamente, non riescono a percepire e accettare il loro successo.
Esiste anche una situazione opposta alla sindrome dell’impostore in cui la persona sovrastima le proprie abilità, si tratta dell’effetto Dunning-Kruger descritto da David Dunning e Justin Kruger, due psicologi che hanno riconosciuto un fenomeno cognitivo che descrive una tendenza delle persone meno competenti in un determinato campo a sovrastimare le proprie abilità, mentre coloro che sono più competenti tendono a sottostimare le proprie abilità. Questo effetto è stato descritto e studiato per la prima volta dai due ricercatori nel 1999. Secondo i due studiosi le persone meno competenti spesso mancano delle abilità e delle conoscenze necessarie per valutare accuratamente il proprio livello di competenza. Di conseguenza, sono inclini a sopravvalutare le loro abilità e a essere più sicuri di quanto dovrebbero essere. Questo può portarle a commettere errori e a prendere decisioni sbagliate, spesso senza rendersene conto. D'altra parte, le persone più competenti tendono a sottostimare le proprie abilità perché presuppongono erroneamente che gli altri siano altrettanto competenti come loro. Hanno una consapevolezza maggiore delle proprie lacune e delle complessità del campo di conoscenza in cui operano, e quindi possono essere più prudenti nel fare affermazioni o giudizi. L'effetto Dunning-Kruger mette in luce le sfumature della percezione di sé e delle abilità umane, mostrando come la nostra valutazione delle nostre competenze possa essere soggetta a distorsioni e inesattezze.
Ma tornando alla sindrome dell'impostore superarla richiede un processo individuale che ha bisogno di tempo e sforzo. Ecco alcune strategie che possono aiutarti a gestirla e superarla:
• Consapevolezza: il primo passo per affrontare la sindrome dell'impostore è diventare consapevoli della sua presenza e riconoscere i pensieri e i sentimenti associati, prendi nota delle situazioni in cui sperimenti dubbi sulle tue abilità e rifletti sulle emozioni che emergono, tieni un diario.
• Identifica i tuoi successi: tendi a minimizzare i tuoi successi? Fai un elenco dei tuoi traguardi, grandi e piccoli, professionali e personali. Riconoscere i tuoi successi passati può aiutarti a vedere il tuo valore e a costruire una base solida per il futuro, fai una lista e tienila in bella vista.
• Accetta i fallimenti come opportunità di crescita: nessuno è perfetto e tutti commettiamo errori. Cambia la tua prospettiva sui fallimenti, vedendoli come opportunità di apprendimento anziché come conferma dei tuoi timori di essere un impostore, focalizzati sulle lezioni che puoi trarre dalle esperienze negative, si impara sempre qualcosa dai propri errori.
• Affronta i tuoi pensieri negativi: sfida i tuoi pensieri autodistruttivi e sostituiscili con pensieri più realistici e positivi, riconosci che i tuoi sentimenti di inadeguatezza non corrispondono alla realtà e cerca prove che contraddicono i tuoi pensieri negativi. Cerca di essere obiettivo e fai sì che il tuo colloquio interno sia sempre costruito in maniera positiva.
• Cerca supporto e condividi le tue esperienze: parla con amici fidati e con la tua famiglia, condividere le tue preoccupazioni e paure con gli altri può alleviare il senso di isolamento e fornire prospettive diverse, scoprire che altre persone possono avere esperienze simili può rassicurarti e aiutarti a sentirsi meno soli nella tua lotta.
• Impara a ricevere feedback e apprezzamenti: accogli con gratitudine i complimenti e il feedback positivo dagli altri senza sminuire o scartare le loro parole, accetta i complimenti con fiducia e fidati che gli altri vedono il tuo valore e le tue competenze.
• Sviluppa l'autocompassione: tratta te stesso con gentilezza e compassione, riconosci che tutti fanno errori e che il perfezionismo eccessivo può essere dannoso. Impara a perdonarti per gli errori passati e ad accettarti per ciò che sei.
• Sfida la tua zona di comfort: spingiti oltre i tuoi limiti e affronta le sfide che ti mettono alla prova. L'esperienza di avere successo in situazioni nuove e difficili può contribuire a costruire fiducia nelle tue abilità.
Superare completamente la sindrome dell'impostore potrebbe richiedere tempo e pazienza, se la lotta per combatterla persiste o influenza significativamente la vita quotidiana o diventa soverchiante chiedere aiuto a uno psicoterapeuta può diventare la soluzione. È importante riconoscere che non siamo soli in questa lotta e che possiamo superare i nostri dubbi e le nostre insicurezze, dobbiamo abbracciare il nostro valore intrinseco e apprezzare i successi che abbiamo ottenuto. Con la consapevolezza, l'autocompassione e il sostegno possiamo rompere il ciclo dell'autodeprezzamento e abbracciare una visione più autentica e fiduciosa di noi stessi. Ricordiamoci sempre che siamo più di ciò che percepiamo e che i nostri successi sono merito del nostro impegno e delle nostre capacità. Allora, permettiamoci di brillare, affrontiamo le sfide con fiducia e celebriamo la nostra unicità, abbracciamo il potenziale illimitato che risiede dentro di noi.
Per approfondire:
Pauline Rose Clance e Suzanne A. Imes, The imposter phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention. (PDF), in Psychotherapy: Theory, Research & Practice, vol. 15, n. 3, 1978, pp. 241–247,
David David Dunning, The Dunning–Kruger Effect: On Being Ignorant of One's Own Ignorance, in Advances in Experimental Social Psychology, vol. 44, Academic Press, 1º gennaio 2011, p. 247–296, Justin Kruger e David Dunning, Unskilled and unaware of it: How difficulties in recognizing one's own incompetence lead to inflated self-assessments., in Journal of Personality and Social Psychology, vol. 77, n. 6, pp. 1121–1134