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Bullismo oggi: digitale e con il fiocco rosa

In un rapporto del 2014 dell’ISTAT veniva evidenziato come il 7,1% delle ragazze che si collegano ad Internet o dispongono di un telefono cellulare sono state oggetto di vessazioni continue tramite Internet o telefono cellulare, contro il 4,6% dei ragazzi. Il bullismo rosa è un fenomeno molto preoccupante perpetrato da "piccole donne" che per sentirsi adulte, fanno "branco" e se la prendono con la più debole del gruppo. E’ diffuso sin dalle elementari e non esplode nella maniera più eclatante perché la presenza delle insegnanti in classe è costante. Per bullismo s'intende il complesso di prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi ai danni dei loro coetanei. Può essere definito "un'azione che mira deliberatamente a fare del male o a danneggiare, spesso è persistente ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittima" (Sharp e Smith, 1995). Nell'accezione comune del termine (dall’inglese “bullying” letteralmente “intimorire”), il bullismo è associato all'idea di intenzionalità in chi compie l’atto, all'asimmetria di quest'ultimo (al “bullo” corrisponde sempre una vittima), e al perpetuarsi dell’azione nel tempo. Secondo le stime del decimo "Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza", presentato nel dicembre 2009, più di un quarto dei bambini riferisce di aver subito più volte nell'ultimo anno offese immotivate, provocazioni o prese in giro; mentre oltre un quarto, e circa un quinto degli adolescenti, afferma di essere stato vittima di vere e proprie azioni di bullismo. Ma chi è il bambino o adolescente bullo? Partendo proprio dal giudizio delle vittime i “bulletti” sono coloro che disturbano la classe, danno spinte, fanno male, sono fastidiosi, si mettono in mostra, normalmente non sono bravi a scuola ed anzi spiccano per essere tra gli ultimi. In caso di bulli adolescenti, si aggiungono l'ostentazione della prestanza fisica, le “rispostacce” ai professori, lo sfoggio di una presunta sicurezza e, anche in questo caso, un curriculum scolastico spesso insufficiente. I bulli hanno un forte bisogno di dominare gli altri e si dimostrano spesso impulsivi. Vantano spesso la loro superiorità, vera o presunta, si arrabbiano facilmente e presentano una bassa tolleranza alla frustrazione. Manifestano grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare le contrarietà e i ritardi. Tentano a volte di trarre vantaggio anche utilizzando l'inganno. Si dimostrano molto abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d'impaccio anche nelle situazioni difficili. Al contrario di ciò che generalmente si pensa, non presentano ansia o insicurezze. Le femmine utilizzano molto di più il bullismo verbale, di quello fisico, che può comunque annientare la vittima che è così impaurita che difficilmente ne parlerà con gli stessi insegnanti o a casa con i genitori o a confidarsi con qualche amica. Le armi utilizzate dalle “bullette” sono più sofisticate: oltre ad escludere dalla propria sfera la persona prescelta, affilano la lingua e, diffondendo pettegolezzi e calunnie sul suo conto, la danneggiano nelle sue relazioni sociali. Il risultato è un tipo di bullismo più subdolo di quello dei coetanei maschi, che deriva dalla maggior conoscenza delle implicazioni psichiche e delle fragilità su cui far perno, nonché dal fatto che tali modalità sono meno individuabili e punibili da docenti, istruttori o genitori. E le ‘piccole streghe’ prendono di mira le loro coetanee anche sul web. Il nuovo fenomeno del cyberbullismo rosa è estremamente grave tra gli adolescenti perché la vittima, oltre ad essere aggredita in maniera virtuale, è condannata a vedere le prove di quello che gli è accaduto sempre su internet. In questa piattaforma multimediale la vittima non può reagire in modo efficace. Come ci si può difendere dal cyberbullismo?
• Parlandone con un adulto di riferimento;
• Cambiando indirizzo di posta elettronica e non frequentando più, o per un po’, siti e chat in cui opera il cyberbullo;
• Non dando corda al persecutore, supplicandolo di smettere, rispondendogli per le rime o mostrandosi arrabbiati (spesso si ottiene l’effetto contrario).
• Inviando un unico messaggio con scritto che i genitori sono stati informati e hanno sporto denuncia alla Polizia;
• Segnalando il cyberbullo ai moderatori delle chat e dei forum o ai proprietari di blog e siti internet. Nelle comunità virtuali si può contattare il webmaster;
• Se i fatti sono prolungati e gravi contattando la Polizia Postale e delle Comunicazioni o i Carabinieri.
Dal punto di vista di prevenzione gli aspetti su cui poter lavorare sono soprattutto comunicativi e di diffusione attraverso progetti da portare nelle scuole a contatto diretto con i ragazzi. Pubblicato su “Roma che Verrà” periodico online e aggiornato sui dati statistici.